DENTRO IL “LICEO COCITO”

Anno 1995

Il signor M.Giachino, nel 1981 in servizio militare nell’Artiglieria Pesante Campale a Vercelli, ci ha raccontato la sua esperienza. Aveva vent’anni e nell’anno di leva veniva a fare anche servizio nella polveriera di Alba, come caporale. Il suo incarico era quello di comandare la guardia, cioè accompagnare i soldati nei punti prestabiliti in cui dovevano fare un servizio che durava due ore. Ogni giorno, terminata la guardia, tutti avevano diritto a due ore di libera uscita; tutto questo per una paga da 1000 lire giornaliere.
La caserma era comandata dal colonnello D’Agata, alle sue dipendenze c’erano un maresciallo, un tenente, un caporale e i soldati di guardia. C’era anche un cuoco che si occupava di fare la spesa e di cucinare per tutti.
La polveriera si trovava in periferia ed era un edificio nel quale erano depositate le armi, la polvere da sparo e ordigni militari della cui entità solo i superiori erano a conoscenza. La divisa era uguale per tutti, ciascuno vi aveva il nome apposto, solo un simbolo sulla spalla in base al grado li distingueva. All’epoca i cittadini li guardavano con curiosità per i capelli molto corti; quando li incontravano chiedevano loro da dove venivano e come stavano.
Gli addetti alla guardia avevano una procedura da rispettare, ovvero se qualcuno tentava di entrare dovevano gridare due volte ALT, caricare il fucile, puntare e se la persona si avvicinava dovevano sparare il primo colpo in aria; se continuava ad avanzare, dovevano puntare il fucile e sparargli. I soldati vivevano in caserma, ogni quindici giorni c’era il cambio della guardia, mentre il colonnello e il maresciallo rimanevano stabili.
Alcuni ricordi, in particolare. Un giorno un militare perse una pallottola e rischiò di venire incriminato, tutti la cercarono e poi per fortuna si ritrovò.
Una volta M.Giachino rimase per un mese e mezzo senza tagliarsi i capelli e quando rientrò in caserma il tenente lo mandò subito dal barbiere, rischiava una grave punizione. Accadde che dei ladri rubarono delle armi nella polveriera a Gaeta. A causa del maltempo durante quella notte cadde un albero nel cortile; il corpo di guardia, il tenente e il caporale si misero tutti in allerta con i fucili carichi perchè si temeva anche ad Alba succedesse un fatto simile, erano gli ‘anni di piombo’. Rimasero svegli tutta la notte, poi fortunatamente si scoprì che la causa era solo il temporale.


Si ringrazia per la preziosa testimonianza il signor M.Giachino.

Attività di ricerca svolta dagli allievi della 2A Macrino a.s. 2024-25 Matteo Piatto, Samuele Torta, Alessandro Cerrato
Insegnante prof.ssa Manuela Maina