CORSO PIAVE

Anno 1974


In tempo di guerra, richiamando i giovani a presentarsi per il reclutamento, la milizia fascista aveva constatato che pochi avevano risposto e che molti erano fuggiti nelle Langhe per aderire alla lotta armata. Per dimostrare la forza, il 1° dicembre 1943 la milizia condusse nella caserma i genitori dei giovani inadempienti. Un attacco fulmineo delle bande partigiane li liberò. Il 5 dicembre per rappresaglia alcuni cittadini tra i più conosciuti furono carcerati; tra
questi Amilcare Fenoglio, poi rilasciato. Accadde ancora. Più precisamente il 22 settembre del 1944 la famiglia Fenoglio venne arrestata verso l’una, all’interno della sua casa mentre consumava il pranzo. Passarono lungo via Maestra, con gli occhi della gente fissi su di loro. Quando arrivarono nel cortile della caserma in corso Piave, a quel tempo quartier generale del colonnello Languasco e dei suoi Cacciatori degli Appennini, si accorsero che erano state arrestate molte altre famiglie albesi. Non erano consapevoli del motivo per cui fossero lì.
Trascorsero tutto il pomeriggio fuori, ammucchiati nel cortile e venne detto loro che avrebbero passato anche la notte tutti insieme in una camerata al pianterreno. Lo stanzone diede alla piccola Marisa Fenoglio, testimone della vicenda, una sensazione di subbuglio: enorme, con le brande a due piani lungo i muri, le finestre con le grate affacciate alla strada, topi e cimici. Una volta entrati, non avrebbero più potuto abbandonare la camerata, neppure per i bisogni fisiologici, infatti furono collocati bidoni appositi in fondo alla stanza. Tutti passarono la notte in angoscia aspettando il mattino.

Si svegliarono grazie ad un rumore d’arma da fuoco e la caserma rispose al fuoco non per liberarli, ma per uccidere l’ ex-podestà che abitava vicino alla caserma. Li fecero schierare nel cortile della caserma in due file parallele, le donne e i bambini separati dagli uomini; le donne vennero liberate poco dopo.
Nella mente della madre di Marisa si definì un piano per riportare a casa gli uomini della famiglia. Riuscì a parlare con il Vescovo, poi con il podestà, infine con lo stato maggiore fascista stanziato nel Liceo.
Il coraggio e l’arguzia della madre, il piano ben studiato funzionarono perché qualche giorno dopo i suoi fratelli e il padre vennero scarcerati, mentre altri ostaggi furono condannati.

Attività di ricerca svolta dalle allieve della 2A Macrino a.s. 2024-25 Beatrice Agnello, Sara Chimera, Martina Deiana, Ema Mitrevska
Insegnante prof.ssa Manuela Maina

Bibliografia:

M.Fenoglio, “Casa Fenoglio”Sellerio Ed., Palermo, 1995

G.Parusso, “Alba. Il Novecento. Appunti per una cronaca”, Araba Fenice, Boves, 2005